sabato 11 dicembre 2010

Carcere di san vittore


venerdì 10 dicembre 2010

White Riot

domenica 5 dicembre 2010

Voglio


"Voglio Vedervi Tutti all inferno a spegnere le fiamme con il culo"

Luciana Litizzetto rivolta ai parlamentari delle camere, domenica 5 dicembre 2010

giovedì 4 novembre 2010

Freaks!

L'insonnia dello SpeleoBar genera MOSTRI !

martedì 19 ottobre 2010

No crossing



È assolutamente vietato vietare

lunedì 4 ottobre 2010

Back to origins



Voci dagli abissi

mercoledì 29 settembre 2010

martedì 28 settembre 2010

LA CUCINA DELLA LOCOMOTIVA



Dalla prima edizione, i convegni sulle cucine del popolo si sono tenuti a Massenzatico, nella terra di Camillo Prampolini, perché in quella frazione è stata costruita, nel 1893, la prima Casa del Popolo italiana. In quel luogo magico, dove materialmente si sono tenuti i convegni, le nostre sorelle e i nostri fratelli del passato edificarono mattone su mattone il primo spazio di trasformazione sociale del movimento operaio e contadino. Non è caduta a caso, quindi, la scelta del Teatro Artigiano di Massenzatico, costruito e ridislocato sulle fondamenta di quella Casa del Popolo che per prima irradiò un futuro di uguaglianza e di libertà, di sorellanza e fratellanza.
Da quella Casa del Popolo partì un’indicazione per tutto il movimento di emancipazione sociale tesa a trasformare gli assetti societari in senso orizzontale e solidarista, che vedeva operai, contadini e sfruttati muoversi direttamente in prima persona nella costruzione di un’altra società.
Il richiamo al passato è d’obbligo, nel proposito di comprendere il futuro più prossimo e la tentazione di porre domande alla storia in quel luogo così significativo è stata fortissima. Anche per questa ragione, per potere e per poterci interrogare sui luoghi topici della nostra storia, di quella delle nostre madri e dei nostri padri, delle nostre nonne e dei nostri nonni, siamo approdati a Massenzatico.
Per continuare la riflessione e il confronto sulla cucina sociale, che tanta parte ha avuto nella formazione degli spiriti liberi che hanno animato, fin dagli albori del movimento operaio, i sogni di libertà e d’eguaglianza.

il sito

su face buk

lunedì 30 agosto 2010

Experimenti androici



Da Monte Lusino

martedì 3 agosto 2010

Kiss






PrimaVera

Prugno - Experiences hors du temps

Busi e pertusi

Maria Luisa Busi lascia il TG1: "Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte"



Questa è la versione integrale pubblicata dall'Ansa, indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi.

Una scelta difficile ma obbligata

"Caro direttore - scrive la Busi - ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me - prosegue - una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.

Come ha detto - osserva la giornalista - il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'la più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale´.

Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perchè è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani.

Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 è un'informazione parziale e di parte.

Dov'è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono
aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perchè negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli?Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.

Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata.

Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale. L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo.

Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale.

Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni
professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.

I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova.

Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica.

Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:


1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche
che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento.

Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.

2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui
mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.


3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo
l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di `danneggiare il giornale per cui lavoro´, con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche´. Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto.

Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta
campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni.
Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista
senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20.

Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo
molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno.
Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere."


domenica 18 luglio 2010

Kill the Poor



"Kill The Poor"

Efficiency and progress is ours once more
Now that we have the Neutron bomb
It's nice and quick and clean and gets things done
Away with excess enemy
But no less value to property
No sense in war but perfect sense at home:

The sun beams down on a brand new day
No more welfare tax to pay
Unsightly slums gone up in flashing light
Jobless millions whisked away
At last we have more room to play
All systems go to kill the poor tonight

Gonna
Kill kill kill kill Kill the poor:Tonight

Behold the sparkle of champagne
The crime rate's gone
Feel free again
O' life's a dream with you, Miss Lily White
Jane Fonda on the screen today
Convinced the liberals it's okay
So let's get dressed and dance away the night

While they:
Kill kill kill kill Kill the poor:Tonight

domenica 27 giugno 2010

lunedì 24 maggio 2010

logorama

originale English
http://vimeo.com/10149605


doppiato in italiano
http://www.blackcherrypictures.com/logorama_test.html


ottima dritta Giacomo, grazie!

mercoledì 21 aprile 2010

Oasi

martedì 13 aprile 2010

pippiz

venerdì 2 aprile 2010

Vite Perdite





«Raptores orbis,
postquam cuncta vastantibus
defuere terrae mare scrutantur
si locupes hostis est avari,
si pauper ambitiosi,
quos non oriens, non occidens satiaverit;
soli omnium inopes atque inopiam
pari adfectu concupiscunt,
Auferre, trucidare, rapere
falsis nominibus imperium,
atque ubi solitudinem faciunt
pacem appellant.»


Predatori del mondo intero
adesso che mancano terre
alla vostra sete
di totale devastazione
andate a frugare anche il mare
avidi se il nemico è ricco
arroganti se è povero
gente che nè l'oriente
ne l'occidente possono saziare
solo voi
bramate possedere
con pari smania
ricchezza e miseria
rubano massacrano rapinano
e con falso nome
lo chiamano impero
rubano massacrano rapinano
e con falso nome
lo chiamano nuovo ordine
infine
dove fanno il deserto dicono
che è la pace

Vite perdite
me legi
subdideram,
minus licite
dum fregi,
quod voveram;
sed ad vite vesperam
corrigendum legi,
quidquid ante perperam
puerilis egi.

http://www.danielesepe.com/mp3/Vite.mp3

giovedì 1 aprile 2010

se gesù è la risposta

allora la domanda era sbagliata.

(grazie Daniele)

venerdì 26 marzo 2010

Uber Alles

http://www.youtube.com/watch?v=t7p2U5AxJLQ

uber alles II

http://www.youtube.com/watch?v=KAC6RKG-PEs